giovedì 22 marzo 2007

Viaggio di studio di tandillesi in Valle Camonica, Lombardia

La riscoperta delle origini nella lontana penisola.

Di Néstor Dipaola.

Tre giovani tandillesi (dalla città di Tandil, Provincia de Buenos Aires, Argentina) sono stati in Italia per riscoprire le origini della loro famiglia: Daniel Giacomelli, 18 anni, sta terminando gli studi secondari nella scuola Martìn Rodriguez, Pehuén Oddone, 21 anni, studente di gestione di impresa presso la facoltà di scienze economiche di Unicén, Nahuel Oddone, 25 anni, laureato in relazioni internazionali, Unicén, Tandil.

-Coloro che sono interessati ad effettuare questo viaggio come possono fare?
-Chi può partecipare, quale grado di discendenza consente il viaggio?
Noi siamo andati in Italia tramite l’Associazione Gente Camuna, che ha sede nella città di Breno, in provincia di Brescia, nel Nord di Italia, specificatamente nella Regione Lombardia. E’ il quarto viaggio di studio che si fa in Valle Camonica. Solitamente si effettua ogni due anni ed è in parte finanziato dalla Regione Lombardia. Nahuel ha avuto l’opportunità di partecipare al primo viaggio organizzato da Gente Camuna nel 1998, insieme ad altri tandillesi come Mariano Lòpez Rizzi, Marìa Inès Mazza e Sergio Pianta.

-Quale grado di discendenza è necessaria per partecipare al viaggio?
-Il viaggio è riservato ai discendenti diretti di secondo, terzo e quarto grado, con precedenza per quelli di secondo o terzo, cioè per i figli o nipoti di persone nate onel territorio della Valle Camonica o in provincia di Brescia o nella Regione Lombarda, dal quale territorio emigrarono molte persone verso le nostre terre. La maggior parte dei discendenti de “I Camuni” come comunemente si chiamano, si stabilirono in zone come quelle di Tandil e Olavarrìa.

-Lavorarono nei cantieri di questa zona?
-Sì, soprattutto lavorarono la pietra, poiché erano persone nate in territorio montano. In quel periodo si stabilirono in queste zone della sierra (montagna) famiglie come i Bonavetti, Gregorini, Orsatti,Occhi, Giacomelli, Gasparotti, Rizzi, Giorgi, Milesi, Calvi, Bortolotti, Bertoletti, Zani, tutti provenienti da questa zona dell’Italia ad iniziare dal secolo XIX.

-Come riassumereste l’esperienza da voi vissuta?
-E’ qualcosa di meraviglioso, unico, che segna un punto fermo nelle nostre vite. Senza dubbio il lavoro che svolge l’Associazione Gente Camuna ed il suopresidente Nicola Stivala, con l’appoggio di altre istituzioni di Valle Camonica e della Regione Lombardia è un lavoro encomiabile. L’opportunità che ci offrono, come giovani discendenti di emigranti camuni, di viaggiare e conoscere le nostre origini, in realtà è la chiave per conoscere noi stessi. Chi non sa da dove viene con ogni probabilità nemmeno sa dove va, dove desidera andare. Nel mio caso, dice Nahuel, è stato incontrare di nuovo e abbracciare vecchi amici, vecchi parenti che segnarono la mia vita 8 anni fa.

-Cosa avete maggiormente apprezzato? Il fatto di conoscere realtà diverse, paesaggi, culture e altro, o il fatto affettivo di ripercorrere i luoghi dei vostri antenati?
-Conoscere mondi nuovi ti cambia sempre, che tu lo voglia o no. Viaggiare ti cambia la vita, soprattutto quando uno viaggia da solo, matura molto; talvolta il processo di cambiamento è maggiore di quanto sembra. Si tratta di nuove esperienze, nuovi colori, nuovi profumi, nuovi sapori, nuovi paesaggi. In questa particolare situazione, l’aspetto affettivo è l’elemento chiave. Conoscere la casa nella quale nacque nostra nonna (Pehuèn y Nahuel), la casa e il mulino del suo nonno Gasparotti, la chiesa dove fu battezzata, la sua scuola, questa è un’esperienza molto forte, molto coinvolgente. Senza dubbio conoscere (visitare) Vezza d’Oglio comporta un prima e un dopo nelle nostre vite e nella nostra famiglia. In quell’occasione abbiamo avuto l’opportunità di andare a Borno, paese dove nacque il papà della nostra nonna ( Maria Natalina Giacomelli ) e il papà del nonno di Daniel (Domenico Isacco detto “Il Grasso” Giacomelli).

-Bei posti, allora?
-Entrambi sono dei bei paesi con montagne verdi e ricche di fiori in estate e innevate d’inverno, dislocati nelle Alpi italiane. Vezza d’Oglio conta 1500 abitanti e Borno 2700. Il territorio è ricco di laghi, ruscelli e con alcune piste da sci stupende, molti buoni ristoranti e ristoratori per la stagione invernale. Sono paesi molto pittoreschi e di gente meravigliosa, molto affettuosa. Questo viaggio ha comportato, senza ombra di dubbio, il ritrovarsi di due famiglie che si erano perdute per il tempo e la istanza. Contemporaneamente abbiamo la fortuna di avere numerosi parenti con i quali ci sentiamo affettivamente molto uniti.

-Circa i costumi quali sostanziali differenze riscontraste? E quali somiglianze richiamarono la vostra attenzione?
-Per esempio, per quanto riguarda le tradizioni, i cibi, capimmo che i discendenti delle famiglie che vennero qua conservarono i costumi, gli usi, la cucina, che in Italia si sono ormai persi. Ciò non toglie che gli italiani siano molto rispettosi del loro passato e che in alcuni di questi piccoli paesi si conservino attività “artigiane” come si facevano nel secolo scorso.

-Per esempio?
-Nella lavorazione di alcuni prodotti come vini, formaggi o farina per preparare la polenta o nella lavorazione del ferro utilizzando la forza dell’acqua.

-E riguardo ai giovani?
-Per quello che riguarda i giovani c’è una gran differenza tra quelli che vivono nelle grandi città come Milano o Roma e quelli che vivono in questi piccoli paesi. Quelli di Milano o Roma sono come quelli di Buenos Aires o di qualsiasi altra città del mondo, molto simili ai giovani di Tandil ed esposti alle realtà della vita delle città; per un lato cercano di costruire una propria identità personale e professionale e dall’altro lato possono essere esposti ai fenomeni della droga e dell’alcol. I giovani che vivono in questi paesi: Borno, Vezza d’Oglio, Breno, Bienno, Temù, conducono una vita più tranquilla, studiano parecchio e vanno a scuola anche di sabato e, se per esempio vogliono andare a ballare, le discotechesono dislocate solo in alcunipaesi e lì si ritrovano. Inoltre sopportano una difficile condizione, al momento di iscriversi all’università devono necessariamente partire. Si crea una grande differenza tra il giovane che parte per andare a studiare a Milano, Padova, Pavia o Venezia ed il giovane che resta al paese dove, generalmente, si inserisce nell’attività lavorativa della famiglia econtinua il mestiere del padre.

-Qualcuno di voi arrivò a pensare in qualche momento…. Io mi fermo a vivere qui?
-Sotto un certo punto di vista credo che tutti lo abbiamo pensato di.andare in Italia a studiare o a lavorare o a fare entrambi le cose. Sono scelte, e c’è tempo per farle. Tra le diverse persone che hanno viaggiato per questi incontri, un ragazzo di Tandil, Mariano Lòpez Rizzi, si è fermato là a lavorare e lo stesso ha fatto una ragazza di Olavarrìa, che si è sposata e sta formando la sua famiglia a Vezza d’Oglio.- Per compiere questo viaggio è necessario avere la cittadinanza italiana?-No, questo è importante chiarirlo. Non è necessario possedere la cittadinanza bensì solo accreditare la discendenza. Per poter conoscere gli altri requisiti si può accedere alle informazioni tramite il sito web: www.gentecamuna.it .

Trad. di R. Vagli

Fonte: Notiziario dell'Associazione Gente Camuna - Marzo, 2007.